L’essenza dell’insegnamento del Buddha è molto concreta, è l’esperienza diretta delle leggi che governano l’esistenza. La comprensione di queste leggi non è di natura speculativa, bensì sperimentale, e deve avvenire nel nostro corpo e nella nostra mente. Certo, il raziocinio ci evita fraintendimenti o di cadere nella trappola della fiducia cieca, ma quando questo insegnamento è occasione solo per dibattiti metafisici, perde ogni significato. Forse che qualcuno ha ottenuto un po’ di pace dai dibattiti? Tutti soffriamo, sia che siamo credenti o atei, sia che crediamo in un’unica divinità o in molte, in un Dio con una certa forma o in un Dio senza forma. E per che cosa soffriamo?
Per la frustrazione di non poter ottenere ciò che desideriamo, per le situazioni non volute nelle quali ci troviamo; per rabbia, odio, gelosia, paura, attaccamento, avversione, ignoranza; per le pene dovute alle malattie e per il grande tormento della morte. Passare da una filosofia all’altra o cambiare religione, non ci emanciperà da quest’ampia gamma di tribolazioni, che grava su ognuno di noi. Se ci vogliamo davvero liberare dalla sofferenza, dobbiamo comprenderla, cioè sperimentare in prima persona l’essenza della sua natura, per scoprire che cosa la genera. Se non eliminiamo la causa che la genera, la nostra sofferenza non potrà mai avere fine.
Come il malato, dedicandosi a qualcosa che lo interessa particolarmente, può scordare la sua pena per un po’, ma non eliminare la malattia, così il volgere lo sguardo altrove per distrarsi, non è una cura. È una fuga, non una soluzione. Qual’è la cosa più importante per ognuno di noi? L’avere consapevolezza della sofferenza e il conoscerne la causa profonda; perché solo così potremo trovare il rimedio per eliminarla. La consapevolezza della nostra sofferenza ha inizio col riconoscimento e l’accettazione che essa esiste. Solo ammettendone l’esistenza potremo comprenderne le cause e trovare la via per uscirne. Cerchiamo di scoprire che cos’è la sofferenza e qual è la sua causa; cerchiamo di comprendere che la fine della sofferenza è possibile, eliminandone la causa; cerchiamo di capire come.
Si è dedicato per oltre quarant’anni allo studio e alla pratica dell’insegnamento del Buddha. Esperto nella lingua antica Pali, fu autore prolifico di saggi ed articoli pubblicati in Europa e in Asia. Ha tradotto dal Pali testi del Canone Pali come La palabra del Buda e majjhima Nikaya. Questo è il suo testo più importante conosciuto in tutto il mondo da che si dedica alla meditazione Vipassana. La sua capacità di fare chiarezza tra le diverse interpretazioni e soprattutto di evidenziare gli aspetti significativi per, il lettore d’oggi è stata lungimirante: ha messo a disposizione, sia del praticante sia del lettore occidentali, gli insegnamenti autentici del Buddha in un linguaggio accessibile, ma con cura filologica e dottrinale, basata sulla tradizione therav?da, il cui Canone pali ne raccoglie la più antica compilazione.
“ ... Cominciai a seguire l’insegnamento del Buddha dal momento in cui capii che il ‘buddhismo’ vero e proprio non è una religione - una fede in una Divinità e in una relazione con Essa - ma un umanesimo, e più concretamente un sistema etico-psicologico che propone metodi pratici per raggiungere, qui e ora, la piena realizzazione delle proprie potenzialità benefiche. Fu quando mi resi conto che il Buddha (il Risvegliato) non pretendeva essere un Dio o un profeta, bensì l’esempio supremo di quello che l’essere umano può diventare, che mi dissi: “Questo sì che ha un senso: il Risvegliato insegna agli altri come risvegliarsi. Nel 1972 in Sri Lanka (…) ebbi la fortuna di leggere le parole del Buddha: la spiegazione di quello che lui stesso ha sperimentato, e di come gli altri possano arrivare alla stessa esperienza. E così scoprii la straordinaria semplicità e la profonda concretezza del sentiero di quiete e visione profonda, da lui indicato. Mi dedicai, quindi, allo studio dell’antica lingua pali e dei testi. Nel 1974 feci un corso di meditazione con il maestro indo-birmano S.N. Goenka: questa pratica dell’insegnamento del Buddha mi convinse ad accettare la sua validità, come guida di vita, e ad impegnarmi da allora al continuativo esercizio meditativo di Vipassana.
“La cultura come mezzo che esalta i valori spirituali della vita” E’ da questo concetto che nel Novembre del 2007 prende vita il progetto Diana Edizioni, per mezzo di un gruppo di studenti, ricercatori, giornalisti, intellettuali, tutti volontari. Una associazione culturale che ha come scopo la promozione, lo sviluppo e la diffusione del “sapere” in tutte le sue forme ed espressioni.
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